
Recensione "Fiori sopra l'inferno" di Ilaria Tuti
Autore: Ilaria Tuti
Casa Editrice: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Romanzo Thriller
Breve trama
Il commissario Teresa Battaglia, specializzata in profiling, indaga su omicidi anomali compiuti nel paese di Travenì.
Con la collaborazione dell'ispettore Massimo Marini, del suo fervido intuito naturale, verranno a galla leggende miste a storie reali che coinvolgeranno l'intero paese.
Teresa Battaglia ha un segreto, ma continua a lavorare a ritmi serrati e non intende confessarlo a nessuno.
Chi è Teresa Battaglia?
L'autrice Ilaria Tuti ha saputo creare una persona dentro il personaggio. Una donna vera, senza fronzoli. Dal carattere spigoloso, ma autentico. Per nulla attratta dall'apparire o dal doversi sentire apprezzata dagli altri.
"La solitudine avvolgeva Teresa come in un abito troppo stretto... aveva imparato a curarla come faceva un antidoto con il veleno, la assorbiva a piccole dosi, ogni giorno... restava ferma e si faceva mordere".
Teresa è sola, non ha un compagno, tiene a debita distanza i membri della sua squadra, accoglie tutto come una sfida dalla quale uscire indenne, senza ferite visibili.
La sua risolutezza nasconde qualcosa? Ci sono dolori insanabili, che sfumano ogni sentimento annebbiando la capacità di vivere fino in fondo la vita?
Ambientazione, Travenì è un paese di montagna, contestualizzato nel territorio del Friuli Venezia Giulia.
Descrizioni minuziose e dettagliate trasportano il lettore, calandolo direttamente nel mezzo di quella montagna, impregnando la mente del colore degli abeti, del fruscìo provocato dalla neve che si posa sulle fronde.
Il lessico, la cura della scelta delle parole, la descrizione che diventa fotografia immaginaria, denotano la conoscenza del territorio da parte dell'autrice Ilaria Tuti.
Sa di cosa parla e permette al lettore di vivere quei luoghi, senza averli mai conosciuti, di percorrere le strade, di inspirare nelle narici gli odori, di colorare le iridi della stessa sfumatura degli alberi.
Professione Profiling. Teresa svolge il suo lavoro di commissario di polizia specializzata in profiling in maniera esemplare.
E' intuitiva, sa cogliere ogni aspetto della mente umana, sa osservare, non si pone limiti, non ha timore di scoprire dove può arrivare la crudeltà, sa che il limite tra bene e male è molto sottile e cerca di studiarlo, di comprenderlo mai di rifiutarlo.
E' chiaramente un lavoro che coinvolge corpo e mente e non ammette mancanza di concentrazione.
"Sono ancora in grado di fare questo lavoro? Non è la stanchezza del corpo a spaventarmi... non sono i piedi gonfi a farmi vergognare.. è l'eclissi della mente a togliermi il sonno, perché altro non sono se non i miei pensieri, i ricordi, le speranze legate ai sogni... se non queste emozioni e la mia dignità."
Teresa Battaglia è una donna che non cerca scuse, da agli altri quello che riesce a concedere, senza promettere e senza ingannare. Sincera emotivamente con gli altri, forse proprio con se stessa è il giudice più severo.
L'omicida è un personaggio sui generis, che non si può raccontare, ma solo leggere. Nasconde in sé un grande monito. Quasi mai la verità è quelle delle apparenze.
Nel silenzio dei boschi, comunica con i sensi, senza false ipocrisie o filtri di nessun genere.
Ilaria Tuti ha raccontato, nel romanzo, gli effetti della Sindrome da deprivazione affettiva sui neonati, scegliendo di mostrare quanto la mancanza di amore minacci la vita dei bambini, e di quando diverranno adulti.
Fiori sopra l'inferno è un inno alla vita, all'amore sincero, alle battaglie delle persone che troppo spesso sottovalutiamo, "alle speranze legate ai sogni".
Un thriller introspettivo, psicologico che entra nella mente, emoziona, turba e scuote la coscienza.
Il male esiste, ma non serve occultarlo. Bisogna comprenderlo e agire. Teresa Battaglia sa come farlo, o almeno ci sta provando. Per gli altri e per se stessa.
Recensione "La natura Esposta" di Erri De Luca
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: I Narratori 2016,
Universale Economica 2018
Genere: Romanzo, Narrativa
Breve trama
Protagonista del romanzo è uno scultore, amante della montagna, fautore della riservatezza come stile di vita.
Gli verrà affidato il restauro di una statua del Crocifisso. Tra l'impegno di accompagnatore in alta montagna, un amore che sembra una forte amicizia, snocciola la sua vita come se non volesse attendere nulla di più di quello che gli verrà concesso. Il restauro diviene mezzo e strumento per conoscere se stesso, attraverso quella nudità del Cristo che rompe ogni tabù e diventa la "natura esposta", il Cristo che si fa uomo.
La montagna. "In montagna si mescola memoria con immaginazione. Quando scalo una parete, metto le dita sugli stessi centimetri e appigli degli alpinisti che l'hanno inaugurata per la prima volta. Coincido con le loro mosse, infilo il moschettone nell'asola del chiodo che piantarono."
La montagna è lo sfondo forte e immacolato della vita del protagonista. Alla montagna si dedica, per essa non chiede soldi, anzi li restituisce (ne scaturirà da qui un simpatico sipario di notorietà non desiderata), ma ne esige il rispetto assoluto.
Quell'attraversamento dell'anima, che un giorno riposerà in pace, "un giorno sarà lei a chiudermi gli occhi e darli ai corvi".
Viscerale e emblematico il suo rapporto con la montagna, che nutre il suo essere schivo, il non riuscire ad aprirsi all'amore di una donna molto intelligente, la sua calma governa ogni azione, quel peso leggerissimo che lo accompagna nella vita. La montagna è in lui, la montagna è lui!
Quando gli viene affidato l'incarico del restauro del Crocifisso, gli viene richiesto di rimuovere la copertura della "natura esposta". Si sente addosso una responsabilità morale, filosofica, artistica e teologica. Tutto è amplificato.
Ritrova un vecchio foglio di giornale con la statua originale, "cerco i pensieri dello scultore, li mischio ai miei, girando intorno alla statua. Ha dotato il Crocifisso di una natura potente. Spinge a coprire il corpo ignudo, ..... ma per mettergli sulle spalle una coperta."
Erri De Luca propone il personaggio dello scultore, quasi obbligando il lettore a una simbiosi con le sue mani, i suoi pensieri, le difficoltà che incontra, la devozione con la quale compie il suo lavoro. Ci aiuta a comprendere quanto l'arte sia fondamentale per la storia di ognuno di noi, quanto una statua del Crocifisso, che potrebbe apparire una tra le tante, insegue il lettore e lo fa accomodare dinanzi, al suo cospetto, a porsi domande, a far scivolare ogni difesa, ogni scudo, fondendo le mani dello scultore, quelle del Cristo e quelle del lettore in un unico intreccio devoto.
Una fortissima esperienza che mescola l'arte al sublime immergendo il lettore a guardare la nudità con rispetto, viene paragonata alla castità della miseria.
Quale magia saprà creare lo scultore, quale verità celate riporterà a galla, intorno alla bellezza nuda del Crocifisso?

Recensione "Gli occhi degli orologi" di Giorgia Spurio
Autore: Giorgia Spurio
Casa editrice: Il Camaleonte Edizioni
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Romanzo Distopico
Breve trama
"Cosi continuiamo la nostra vita, la nostra sopravvivenza, lungo i vagoni della metro. Non si chiama così da tempo. C'è chi la chiama Il Grande Treno, altri la definiscono La nave della Terra."
Ha inizio così la storia scritta dall'autrice Giorgia Spurio, vincitrice del premio InediTo- Colline di Torino del 2017.
Il romanzo esordisce, descrivendo un pianeta semi distrutto, irriconoscibile, indefinito, imbruttito e malauguratamente controllato.
La protagonista Julienne ha vissuto la bellezza del passato, rimembra il profumo delicato di un fiore e vive una sorta di limbo tra ciò che era e quello che è costretta a vivere e subire nel presente.
Julienne è una donna che vive le sue fragilità, con forza.
Piena di paure e di domande, cerca ogni giorno di trovare la Bellezza, nel mezzo di un post apocalittico proiettato nel 2048. Vuole diventare madre, in un modo o nell'altro.
Sono diverse le tematiche del libro. Giorgia Spurio racconta un futuro nero, imbrigliato negli errori di un passato, che assomiglia al nostro presente. Viviamo questi tempi nella consapevolezza che le scelte compiute oggi, avranno ripercussioni negli anni che verranno e la Spurio immagina un mondo che non conosce più l'odore e il sapore della terra, un inquinamento che sotterra ogni luogo del pianeta, che sporca la libertà dell'individuo, controllando tutti attraverso gli agenti dell'Orologio.
Chi sono gli orologi? Controllori delle azioni. Chi puniscono? Chi commette errori.
"Il ticchettìo è ricominciato. Lo hanno aggiustato. É tornato a sorvegliarci. È tornato a rubarci gli occhi. É tornato il tempo".
Un tempo gestito dall'intenso scorrere degli orologi. Governati e sottomessi al volere di altri, automi in cerca di ordini che fanno paura, che si disprezzano ma che ci si ritrova a dover seguire, per sopravvivere. A volta, la ricerca della verità può diventare una minaccia che corrode l'anima.
Sembra esserci un riferimento con la pellicola cinematografica In Time, diretta da Andrew Niccol, nella quale il tempo diventa strumento di controllo della popolazione, creando divari e una società squilibrata.
Potremmo assimilare il potere degli orologi a quello della tecnologia, che occupa e in un certo qual modo gestisce la vita odierna.
Altro tema affrontato dalla scrittrice Giorgia Spurio è quello della maternità.
Nella clinica Le Monde, Julienne cerca la possibilità di avere un figlio, aspettando di conoscere l'uomo che è stato selezionato e corrisponda al suo profilo.
Cos'altro cerca Julienne, se non una creatura alla quale donare amore?
La maternità rappresenta oggi un punto dal quale si diramano prospettive e opinioni diverse, sentenze di ogni genere.
Naturale, assistita, consapevole, con un solo genitore, oppure in coppia, la donna viene spesso criticata o giudicata.
Julienne affronta il percorso della scelta di essere madre, impaurita ma decisa.
In quella che potrebbe sembrare un'ossessione o un capriccio, Julienne cerca di nuovo la bellezza nel buio, come quelle lucciole verdi che lampeggiano all'orizzonte. Julienne le guarda da casa sua, immaginando siano una fuga da quella realtà drammatica.
"La famiglia non è una cosa importante, è tutto." - Michael J.Fox
E' nella sua infanzia, nella sua famiglia, nel rapporto protettivo con sua madre, nella lotta e nell'amore viscerale con il padre, nella custodia gelosa della sorella, che Julienne affonda le più remote paure.
Sarà nella sua stessa famiglia, che troverà le risposte per abbandonarsi alla vita?
La scrittura di Giorgia Spurio scorre come zampilli di acqua fresca, ti aiuta a porti quesiti quasi senza accorgersene.
Grazie al suo stile fortemente evocativo, Julienne diventa un'amica alla quale vorresti dare una mano.
Il coraggio, la curiosità, la molla che spinge a non rinunciare, a non perdere la speranza è quella che muove da secoli il cuore delle donne. Julienne è in fondo come ognuna di noi, seppure raccontata in un contesto inquietante come quello post apocalittico.